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      Essendo Michele condotto al conspetto del principe in Smolentzko, il principe gli disse: «Uomo di poca fede, io son per darti pena degna e conveniente alli meriti tuoi»; al quale rispondendo, il capitano disse: «La poca fede che tu m'opponi io non conosco: percioché, se m'avesti servata la fede e le promesse fatte, tu averesti avuto il piú fedele servitore di tutti gli altri della corte tua. Ma vedendoti fare poca stima della data fede, ed essere io beffato totalmente da te, molto mi doglio non aver potuto esequire quelle cose che avevo nell'animo contro di te. Io sempre ho disprezzato la morte, e nondimeno ora ella mi sarà cara, per non veder piú il volto di te, tiranno». Dapoi, per commissione del principe, in presenza del popolo fu condotto in Wiesma, dove il capitano generale della guerra, gettate là in mezzo alcune pesanti e gravi catene con le quali egli era da esser legato e incatenato, disse: «Michel, tu sai che al principe nostro, mentre fedelmente lo servivi, tu eri in somma grazia e benevolenza; ma poi che tu hai voluto ingannarlo, questo presente per li meriti tuoi ti dona». E comandò che con le catene fosse legato. Michele, mentre in presenza di tanta moltitudine era con le catene circondato, rivoltatosi al popolo disse: «Accioché, o spettatori, una falsa fama della mia cattura non sia sparsa appresso di voi, con poche parole vi farò intendere quello ch'io abbia fatto e per qual cagione io sia fatto prigione, accioché col mio esempio possiate intendere qual principe voi avete, e quel che di lui sperare debbiate».


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





Michele Smolentzko Wiesma