Poscia, lasciata la terra delli Lappi e fatta una navigazione d'ottanta miglia, arrivorono alla regione Nortpoden, sottoposta al re di Swezia. Questa provincia li Ruteni Kaienskasemla, e li popoli Kaieni chiamano. Da qui poi, navigato e passato il lito tortuoso, il quale alla parte destra si destendeva, ad un certo promontorio il quale Santonaso chiamano, pervennero. Questo Santonaso è un gran sasso, il quale alla similitudine d'un naso nel mare soprastà, sotto il quale una spelonca o ver grotta cavernosa si vede, la quale di sei ore in sei ore sorbisce il mare, e dapoi con gran suono e strepito rende e getta fuori tutta quella voragine o vero acqua che aveva inghiottita. Altri hanno detto qua essere l'ombilico del mare, altri Cariddi. Dicono essere tanta la forza e la potenzia di questa voragine che le navi e l'altre cose propinque tira a sé, sorbe e inghiotte; e diceva questo oratore mai piú esser stato in tanto pericolo, percioché la forza di questa voragine con tanta prestezza e violenza la nave loro traeva a sé che a pena con grandissima fatica per forza di remi poteron salvarsi.
Passato Santonaso, ad un certo monte sassoso, al quale bisognava andare attorno attorno, pervennero; dove per li venti contrarii essendo per alcuni giorni restati, il padron della nave disse: «Questo sasso che voi vedete si chiama Semes, e, se con qualche dono da noi non sarà placato, non facilmente lo trapassaremo». Il qual padron di nave Gregond Isthoma per la vana superstizione riprese molto, ed esso tacque, e cosí per quattro giorni in quel luogo per la fortuna grande del mare restorono; e dapoi, essendo cessati li venti, si diedero alla navigazione.
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