Alcuna volta per certe cose io mandava a comprare in piazza delli pesci vivi, di che ne avevano gran sdegno, dicendo in ciò farsi grande ingiuria al suo signore. Io dicevo al mio procuratore di voler procurare letti per cinque gentiluomini venuti meco, ed esso mi rispondeva non essere di costume provedere ad alcuno di letti: al quale risposi che volevo comprarli e che avevo voluto ciò seco communicare, acciò non si turbasse come prima. Il dí seguente, ritornando a noi, disse: «Ho riferito alli consiglieri del mio signore quelle cose che ieri ragionammo, ed essi m'hanno imposto che io vi dica che non spendiate danari in letti, percioché sí come gli uomini nostri nelle parti vostre avete trattato, cosí promettono di voler trattare voi».
Ed essendo noi per due giorni riposati nell'albergo, dimandassimo alli procuratori nostri qual giorno il principe ci chiamerebbe e ci darebbe audienza. Ed essi risposero: «Qualunque volta vorrete, di ciò parleremo con li consiglieri del principe». E finalmente fu a noi ordinato il termine, ma nondimeno fu rimesso per l'altro giorno, e cosí il dí inanti disse il procuratore a noi: «Li consiglieri del nostro principe m'hanno commesso che io v'annuncii che domane sete per andare avanti il principe», e qualunque volta ci chiamavano, sempre avevano appresso di loro gl'interpreti. Quella medesima sera ritornò l'interprete e dissemi: «Apparecchiati, perché sarai chiamato avanti al signore»; e, appena passato un quarto d'ora, venne l'uno e l'altro delli nostri procuratori, dicendo: «Or su, già già gli uomini grandi vengono per voi, e però si conviene a voi venire nelle medesime case»; e mentre io parlava con l'oratore cesareo, subito l'interprete volando venne e disse: «Gli uomini grandi e principali presto denno giungere», acciò ci conducessero nella corte.
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