Sempre nella maggior solennità tali vivande, come è stato detto del pane, si offeriscono agli oratori: nel ricever delle quali deve levare in piedi non solamente colui al quale sono mandate, ma tutti gli altri, di modo che, tante volte levando, stando, riferendo grazie e inchinando il capo in tante parti, ciascuno non poco stracco diviene.
Nella prima legazione, essendo io oratore di Cesare Massimiliano, ed essendo ricevuto nel convito regio, alcuna volta per onorare li fratelli del principe mi ero levato in piedi; ma vedendo che quelli all'incontro non mi referivano grazie, né in modo alcuno mi rispondevano, per l'avvenire, qualunque volta io vedevo che ero per ricevere la grazia e il favore del principe, cominciavo a parlare con alcuni, e fingendo di non vedere, benché alcuni all'incontro m'accennavano, e stando li fratelli del principe in piedi mi chiamavano, io nondimeno fingevo non vedere, e appena dopo la terza ammonizione a quelli domandavo che volessero da me. Ed essi rispondendo che io avvertisse che li fratelli del principe stavano in piedi, prima che io risguardassi e che mi levassi su le cerimonie loro erano quasi finite. Similmente una volta piú tardo essendo levato su, e subito postomi a sedere, di ciò quelli che mi erano all'incontro si ridevano; e dimandando io per qual cagione ridessero, nissuno mi voleva dire la causa. Onde io, mostrandogli di saperla, con volto grave diceva: «Io ora non son qui come persona privata, ma oratore, e sprezzerò quello che sprezza il mio signore». Oltra di questo, mandando il principe qualche presente ad alcuni delli giovani, io eziandio era ammonito che levassi su in piedi, e rispondevo: «Colui che onora il mio signore, questo ancora io onorerò». E avendo cominciato a mangiare delli cigni rostiti, ponevano insieme con quelli l'aceto, il sale e il pevere, percioché usano queste cose in luogo di condimento over brodo.
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Cesare Massimiliano
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