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      Questi kretzet sono uccelli audacissimi, ma non tanto atroci e d'impeto orrendo che gli altri uccelli rapaci per il volare e per la veduta d'essi, come un certo delle due Sarmazie ha raccontato, manchino e muoiano. Che questo sia vero, per esperienza conoscere si può: se alcuno va a caccia col sparaviero, col niso over con altri falconi, e tra questo mezo il kretzet (il qual uccello subito lo sentano volar da lontano) ne venisse volando, non piú oltra la cominciata preda seguitano, ma tutti impauriti si fermano. Ci hanno riferito uomini degni di fede e nobili che questi uccelli kretzet, quando da quelle parti dove fanno li nidi loro sono portati, che alcuna volta quattro, cinque e sei in un carro a questo fine accommodato si chiudono e serrano, e, quando gli è porta l'esca avanti da mangiare, con certa osservanza d'ordine di vecchiezza sogliono quella pigliare: il che se sia fatto in loro per ragione, overo per natura, overo per altro modo, è cosa incerta. E sí come contra gli altri uccelli con impeto nimico e minaccievole vanno e sono rapaci, cosí fra loro medesimi sono mansueti e umani, né mai fra di loro con rapaci morsi si percuotano o battano. Non si lavano mai con l'acqua, come gli altri uccelli, ma solamente con l'arena, con la quale si nettano delli pidocchi. Hanno tanto piacere del freddo che perpetuamente o vero sopra il giaccio o vero sopra la nuda pietra sogliono stare.
      Ora, ritornando al nostro ragionamento, il principe, partendosi dalla caccia, alla volta d'una certa torre di legno la quale è lontana da Moscovia cinque miglia c'inviò. Dove erano certi padiglioni drizzati in piedi: il primo era grande e amplo, alla simiglianza d'una casa, per il principe; l'altro, per il re Scheale; il terzo, per noi.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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