Dapoi per otto miglia a Lohoschkh, per 7 miglia a Radocostye, per 2 miglia a Crasno Sello, per 2 miglia a Modolesch, per 6 miglia a Crewa, castello con la rocca ruinato, per 7 miglia a Mednik, castello con la rocca, e di qua finalmente a Wilna pervenimmo. Dove, dopo la partita del re di Polonia, per certi pochi giorni, mentre li servitori con li miei cavalli ritornavano da Novogardia per la Liwonia, sono restato. Li quali finalmente venuti, indi partiti, per 4 miglia usciti dalla strada arrivammo in Troki, accioché ivi in un certo orto vedessi i bisonti chiusi, li quali alcuni uros, li Germani aurox chiamano. Dove il palatino, qualunque per la venuta mia all'improviso fosse quasi offeso, nondimeno invitommi a desinare con esso lui; e a questo convito fu presente Scheachmeth, re sawolhense tartaro, il quale in tal luogo in due murati castella, fra li laghi posti, come in libere prigioni onestamente era servato e custodito. Questo re, mentre si desinava, di varie cose per mezo dell'interprete parlava con esso meco, e fra l'altre cose chiamava Cesare suo fratello, e diceva che tutti li principi e re del mondo erano fratelli fra di loro.
Finito il desinare e ricevuto il presente dal signor palatino, secondo la consuetudine delli Litwani, primamente a Moroschei castello, dapoi per 15 miglia a Grodno, per 6 miglia a Grinki, poi, passata la selva, per 8 miglia a Narew, e a Bielsko città pervenimmo. Dove Nicolò Radowil, palatino wilnese, ritrovai, al quale già per avanti avevo date lettere di Cesare.
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