Volume quarto
La lettera che mandò Arriano, filosofo e istorico nobilissimo, all'imperadore Adriano, nella qual racconta ciò che si trova navigando d'intorno al mar Maggiore.
Questo Arriano fu per sangue di Nicomedia, città dell'Asia, e fiorì in Roma
ne' tempi d'Adriano, da cui fu sommamente amato e onorato;
scrisse la vita d'Epiteto filosofo e l'istoria d'Alessandro Magno.
All'imperador Cesar Traiano Adriano Augusto Arriano manda salute.
Venimmo a Trapezunte, città greca, come dice quel gran Senofonte, posta sopra il mare, populata da quelli di Sinopia, e con piacere guardammo il mare Eusino, di là onde ancora Senofonte e voi il guardaste già. E gli altari per testimonianza vi restano ancora, li quali in verità furon fatti di mal pulita pietra, e perciò le scolpite lettere non vi si scorgono chiaramente, le quali son greche, ma difettose, sí come scritte da gente barbara ignorante. Io ho dunque deliberato di rifar gli altari di pietra bianca, e d'intagliarvi lettere con ben apparenti note. Evvi ancora una vostra imagine in piacevole atto, col dito steso verso il mare, ma il lavoro né vi si simiglia né è per altro molto bello, laonde mandatene una degna d'esser chiamata col vostro nome nel medesimo atto, percioché il paese è attissimo ad eterna fama. Evvi ancora un tempio di pietre quadre, non biasimevolmente edificato, ma la figura di Mercurio che v'è non è né al tempio né pure al medesimo paese convenevole: or, se vi par ben fatto, mandatemene una di cinque piedi al piú, che cosí fatta stimo io dovere essere massimamente alla misura del tempio conveniente.
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