Poscia una nube di repente levatasi si squarciò di verso sirocco massimamente, e mandò giú impetuoso vento e a noi sommamente contrario, il qual nondimeno sol ci fece utilità, percioché dopo poco cominciò il mare ad ondeggiare, in guisa che l'onde non pur per gli remi, ma sopra la parte dinanzi della nave quinci e quindi discorrevano abondevolissimamente. Questa in verità è cosa aspra da raccontare. E dall'una parte gittavamo fuori l'acqua, dall'altra sopramontava, ma l'ondeggiare non era da traverso: e per queste cagioni di forza, a gran pena e fatica ci sospingevamo co' remi, e dopo molto affannare venimmo ad Atene, percioché nel Ponto Eusino è ancora un paese che vien cosí cognominato. E quivi è un tempio d'Atene, cioè della dea Pallade, fatto alla greca, onde a me par che sia disceso il nome di questa contrada, ed evvi una certa rocca non guardata; e il porto a' suoi tempi capirebbe non molte navi, e le potrebbe coprir dal vento ostro e da sirocco, e parimente i legni che vi si mettessono conservar salvi da greco, ma non da tramontana né da certo altro vento il quale in quel mar vien chiamato traschia, e in Grecia scirone. Ma in su la notte duri tuoni e folgori discesono, e il vento non durava il medesimo, ma si cangiò in ostro e dopo poco in garbino, e alle navi piú non era sicura la stanza. Prima adunque che al tutto il mar s'inasprisse, quante navi poterono capire in quel luogo d'Atene tante là ne tirammo, fuor che la galea, percioché essa, sospintasi sotto a certo sasso, sicuramente mareggiava.
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