E ci parve di mandarne molte a tirare in terra ne' vicini liti, e le vi tirarono, sí che tutte furono salve da una in fuori, la qual, mentre si vuol movere innanzi al suo tempo, trovandola volta di costa soprapresela il mare, e spingendola in terra la spezzò: ma niente se ne perdé, né pur le vele e gli arnesi della nave e le persone si tolsero via salve, ma i chiovi ancora e la pece, sí che per rifarla non v'era di bisogno se non di legnami da navi, del quale come sapete presso quel mare è copia grande. Questo tempo durò per due giorni, e fu ragionevole, che non si conveniva che cosí trapassassimo Atene, quantunque in Ponto, come si farebbe alcun luogo disabitato e senza nome.
Quindi levati sotto l'aurora tentavamo il mare a traverso, ma, fatto dí grande, spirando un poco di greco compose il mare e acquetollo, e facemmo avanti mezogiorno piú di cinquecento stadii, pervenendo ad Absaro, dove stanno al continuo cinque coorti: e pagai il loro soldo, e viddi l'armi e il muro e la fossa e la vittoaglia che v'era. Ma qual fosse il parer mio d'intorno a quelle cose vi s'è scritto nelle lettere latine. Or dicono che la contrada d'Absaro alcuna volta già si chiamava Absirto, per avere in questo luogo Medea ammazzato Absirto, e la sua sepoltura vi si mostra; e che poi il nome si guastò per gli circonstanti popoli ignoranti, nella maniera ch'ancora molt'altri si son guasti, sí come dicono che Tiana di Cappadocia già si nominava Toana, da Toante re de' Tauri, il quale si ragiona essere venuto infino a questo paese perseguitando Pilade e Oreste, e quivi infermatosi esser morto.
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