Del qual officio ancor che tutti ne siano debitori, pur quelli si deono reputar esserne maggiormente i quali, nelle immense adversità loro, dove avean bisogno d'aiuto presentaneo, sono stati soccorsi e liberati per l'infinita bontà e misericordia sua. Per questa causa io, Pietro Quirino di Vinezia, ho deliberato, a futura memoria di posteri nostri e a cognizione di presenti, scrivere e con pura verità manifestare quali e in che parti del mondo furono le adversità e infortunii che mi sopravennero per il corso e disposizion della volubil rota di fortuna, l'officio della quale (come abbiamo per lunga esperienzia) è di abbassar in un momento il sublime e per il contrario l'infimo e basso inalzare, e molto piú quelli che pongono in essa ogni sua speranza. Per tanto non è da tacere, anzi piú efficacemente son debitor di dichiarire i miracolosi soccorsi che 'l nostro pietosissisno Signor Dio ha usato verso la mia indegna persona, e d'altri dieci, che fummo del consorzio e compagnia di LXVIII.
Dovete adunque sapere che, per desiderio d'acquistar parte di quello di che noi mondani siamo insaziabili, cioè onore e ricchezze, io m'intromisi di patronizzar una nave per il viaggio di Fiandra, ne la quale non solamente la mia persona, ma eziandio disposi di metter la facultà e uno mio maggior figliolo. E come piacque al Salvator nostro, i giudicii del quale sono immensi e profondi, per principio di miei singular doni e grazie (ancor ch'io allora per l'affetto paterno non li conoscessi), giorni cinque avanti il mio partir di Candia, dove io avea caricata la detta nave, il detto mio figliolo passò di questa vita: il che mi fu d'un estremo cordoglio che mi penetrò nelle viscere, parendomi esser rimasto solo e privo d'ogni consolazion in un viaggio cosí lungo come dovea fare.
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