E perché regnava il vento chiamato in quella costa agione, il quale largo dal terreno dimostra da greco, questo mi fu tanto contrario di riveder terra ch'io volteggiai giorni quarantacinque nei contorni delle Canarie, luoghi incogniti e spaventosi a tutti i marinari, massimamente delle parti nostre.
Quali sogliono esser i pensieri de' circonspetti patroni quando si trovano con tante persone in simil casi, luoghi e stagioni, tali dovete creder che fossero i miei, massime vedendomi ogni giorno minuire la vettovaglia, unico conforto e sostegno dell'umana natura, specialmente di marinari che di continuo s'affatticano. Pur piacque a Dio di porgermi remedio e conforto, aiutandomi il vento a segno di garbino, e per ritrovar la tanto desiderata terra drizzammo prora e vele verso il greco, e per duoi giorni e notti quasi in poppa andavamo con le vele alzate. Ma, non consentendo la nimica fortuna il continuar del nostro desiderato bene, ne sopramesse ancor spaurosi accidenti, che fu il rompersi d'alcune delle cancare dove sta il timone, che fummo constretti a proveder di nuovo sostegno per fortificarlo; sí che in luogo di ferro vi ponemmo delle nostre fonde a opera di nizza, e talmente le acconciammo che ne fummo serviti fino a Lisbona, dove giugnemmo alli 29 d'agosto.
Nel detto luoco con debita solecitudine confermammo le già rotte cancare e fornimmo la mesa nostra, e adí 14 di setembre uscimmo di porto per inviarsi al detto viaggio. Nondimeno, contrariati da nimichevoli venti, volteggiando in alto mare giugnemmo alli 26 d'ottobre al porto di Mures, dov'io, accompagnato da 13 miei compagni, andai devotamente a visitar la chiesa di messer San Iacomo.
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