Ma poco vi dimorai, che subito ritornato feci vela alli 28, con assai favorevole vento di garbino, dal qual speravo aver la desiderata e bisognevole colla. E allungatomi da capo Finisterrae per cerca miglia 200 al mio dritto camino, alli 5 di novembre, cessando il prospero e soave vento, si cominciò a levar quello da levante e sciroco, qual, se bonazzevole fosse durato, averiane scorti ad entrar nei canali di Fiandra, luogo da noi ne' precedenti giorni sommamente desiderato; ma, accrescendosi ogn'ora la possanza e impeto suo, fummo ribattuti fuori del dritto nostro cammino, per tal modo che spedegassemo sopra l'isola di Sorlinga. E ancor che per vista di terreno di questo non fussimo accertati, nondimeno l'opinione de' nostri buoni pedoti, i quali avevano già posto il suo scandaglio nel fondo del mare e trovandolo a passa 80, di questo n'affermava. Come i naviganti accostandosi piú al terreno, il vento mutando faceva segno per la revoluzione delle valute, onde si mostrava da greco a tramontana opposito di lassarne accostare alla coperta di terreno.
E per incominciar a dir del principio delle nostre afflizioni e amarissime morti, ancor che la potenzia del nostro Salvatore soccorresse a tempo e luogo la mia indegna persona e de dieci compagni, come non senza gran stupore nella sequente parte sarà inteso, accadette che adí 10 del detto mese, la vigilia di san Martino, che per forza e impeto del gonfiato mare venne a meno il nostro timon delle sue cancare, il qual era freno e segurtà della infelice nave, non rimanendone pur una sola al suo sostegno.
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Finisterrae Fiandra Sorlinga Salvatore Martino
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