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      E questa opera ne dette assai conforto e speranza, vedendo per isperienzia che facevan l'officio suo. Ma la fortuna inimica, che non ne concedeva termine di poter respirar, aumentò di sorte la possanza de' venti e gonfiamento del mare che, percotendo con l'onde i detti timoni, li levò via del tutto dalla nave: del qual accidente rimanemmo cosí attoniti e storniti come fanno quelli che in tempo di pestifero morbo si sentono affebrati col segno mortale. E cosí abbandonati discorrevamo il cammino verso il qual la furia di venti ne menava.
      Adí 25 novembre, il giorno dedicato alla vergine santa Caterina, qual fassi fortunale e dicesi esser punto di stella, tanto si aumentò la rabbia del mare e dei venti che stimassemo certo in quel giorno dover esser l'ultimo di nostro fine, e per tanto tutti ad una voce con grandissime lacrime ci raccomandavamo alla gloriosa Vergine Maria e altri santi del paradiso, che placassino il nostro Signor Dio e n'aiutassino, avodandoci con diverse devozioni in pellegrinaggi e altre opere d'umilità. Del che ne vedemmo mirabil effetto, che fummo in tanto e cosí gran furor di mare preservati dalla morte, qual si bonacciò alquanto, non però che di continuo non andassimo scorrendo alla via di ponente maistro, sempre dilungandoci dalla terra. E già per le continue pioggie e furie de' venti la vela era tanto indebolita che la cominciò a squarciarsi, sí che per piú fiate nel tanto batterla ne fummo del tutto privati; e ancor che ne mettessimo una seconda, che si suol portar per simil respetti, nondimeno, per esser ancor lei non troppo forte, come la fu bagnata e dalla furia dei venti gonfiata poco tempo ne servite.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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