Non era piú in poter nostro di darci a cosí santo misterio, perché né il star né l'andare, anzi con gran pena il giacere n'era permesso: però, secondo il parer di ciascuno, dove ci ritrovavamo distesi facevamo le nostre orazioni col cuore. Stando in queste angustie, m'andavano per mente varie considerazioni, e fra l'altre che nell'entrar di queste barche non nascesse question e rissa fra quelli ch'hanno manco discrezione degli altri con effusione di sangue, volendo ognuno entrar nella maggiore: ed era cosa verisimile, massimamente intravenendo il molto bere che a questi li faceva inclinati. E per tanto io ricorsi all'omnipotente Dio, pregandolo che m'illuminasse a trovar via e modo che fra noi non intravenissero simili inconvenienti. Piacque a sua bontà d'esaudirmi, mettendomi nella mente ch'io dovessi confortar tutti che la elezion d'entrar nelle barche fusse secreta, e solamente manifesta al scrivano, qual facesse nota della volontà di ciascuno. E cosí miracolosamente avenne che, dove tra noi s'era deliberato che 21 toccasse al schiffo e 47 alla barca maggiore, per propria volontà 21 furono contenti andar nel schiffo e i remanenti nella barca. Vero è che a me fu conceduto la preminenzia di poter nella fine far entrar e menar meco un mio famiglio dove piú mi piacesse: e quantunque nel mio concetto avessi fatto elezion d'andar nel schiffo, perché era provato molto buono, finalmente, visto i miei officiali aver presa l'entrata della barca, mutai opinione e insieme col mio famiglio entrai nella maggiore, che fu causa della salute nostra, come intenderete.
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Dio
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