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      Ma tre della compagnia erano tanto estenuati e appresso al morire che non si poteron partire, onde noi dieci, fatti fasci di legni della nostra barchetta, e io con una mia anconetta d'un Crocifisso, che mai non mi abbandonò né io lui, ce n'andammo verso la detta casa: e per la molta neve io, che piú debole ero degli altri, molto m'affannai a giugnervi, benché non fosse oltra ch'un miglio e mezo discosta dal primo luogo. Dentro la qual arrivati ne parve aver trovato grande rimedio, percioché ne riparava dal vento e dalla neve, e fatta netta meglio che fu possibile ci ponemmo a giacere, ragionando fra noi ch'alcun luoco abitato dovesse esser qui propinquo, ma che solamente nella state dovevano venir a questo luoco a veder i suoi animali, perché già per la freschezza del sterco di buoi conoscevamo esservi stati animali. E ancor che la ragion e necessità ne suadesse che dovessemo andar cercando quelli, nondimeno per l'estrema debolezza nostra non era possibile ch'alcun potesse ascender il monte vicino. E cosí dimorando, sospinti dalla fame andavasi per il lito del mar, propinquo un trar di pietra, cercando il cibo nostro consueto, cioè pantalene e buovoli marini.
      L'andata nostra in questa casa fu un giovedí; sopragiunse il sabbato, che fu giorno a noi salutifero perché, essendo andati tutti eccetto io per pantalene, avenne ch'uno della misera compagnia trovò un pesce di mirabil grandezza morto sopra il lito del mare, che poteva pesare da lire 200 e pareva esser morto da fresco: in che modo li fosse stato buttato noi non lo sappiamo, ma ben debbiamo credere che 'l misericordioso Dio per salvarne cosí permettesse.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





Crocifisso Dio