Io ancor dove rimasi, che fu la casa del valoroso messer Vettor Cappello, e in compagnia di messer Ieronimo Bragadin, umanissimi e cortesi, ebbi tanto abondantemente i miei commodi che piú desiderar non aria potuto: s'ingegnavano, insieme con gli altri mercanti, con ogni modo e via di confortarmi e aiutarmi, acciò che io potessi riaver la mia salute. O Signor Iddio, quante sono le tue grazie e doni a noi nel tanto travaglio, pericolo e sinistri concessi, che da una estrema miseria e calamità ne reducesti a tanta abondanzia d'ogni bene! Questo io sento col cuore, dicolo con la lingua, e mettolo anco in scrittura.
Dapoi alcuni giorni si volse partir parte di miei compagni, che fu il nocchier Bernardo dai Caglieri e Andrea di Piero da Otranto marinari, per andar a far suoi voti, e io rimasi con Nicolò, fidel famiglio, e Alvise di Nasimben penese in casa di detti signori, e similmente il Quirini e Gradenigo. A quelli che si partissero fu dato danari, per modo che non patirono alcuni incommodi nel cammino.
Dimorammo noi rimasti in Londra circa mesi duoi, contra il voler nostro, sforzandone i nobilissimi e amorevoli mercatanti, perché a lor pareva che fussimo ancor troppo deboli e non ben fortificati. Fummo dapoi tutti vestiti e messi in punto secondo il grado nostro, e volendo che io con gli altri riconoscessi in dono vestimenti e danari datine per le cavalcature e viaggio, io ringraziandoli non volsi per modo alcuno, assegnandogli la ragione. Li pregai bene che in luoco nostro avessero per raccomandati gli altri compagni, come bisognosi.
| |
Vettor Cappello Ieronimo Bragadin Signor Iddio Bernardo Caglieri Andrea Piero Otranto Nicolò Alvise Nasimben Quirini Gradenigo Londra
|