E per aiutar esso timon ci sforzammo di ridurlo e farlo star al suo luogo per forza di nizze, cavi e stroppe, il che si faceva con grandissima difficultà: e nondimeno la nave andava sempre verso ponente maestro con vento di levante.
Alli 11 del detto mese ci trovammo trascorsi circa il fin dell'isola d'Irlanda, dove incontrammo due navi dalle Schiuse cariche a Baia di sale che tiravano in Irlanda, alle qual ci sforzammo d'accostarci per darli lingua: e con difficultà ad una sola potemmo porger alcune poche parole, e ci accorgemmo ch'ancora le dette avean voglia di parlarne, e se l'impeto della fortuna non n'avesse obstato l'un con l'altro averia soccorso alli suoi bisogni. Ma, come dapoi intendemmo, una di dette navi capitò male.
Alli 12 all'alba, non restando, anzi ogn'ora piú aumentandosi la fortuna, con tanto impeto e furor cargò sopra il timon già indebolito che li ruppe ogni suo ritegno, di sorte che l'andò alla banda, dove noi per ultimo rimedio gli attaccammo una grossa tortizza, con la qual tre dí cel tirammo dietro, non li possendo far altro: nel qual tempo per arbitrio nostro ci parve che scorressimo miglia 200 e piú contra nostro volere.
Alli 15 la mattina, essendo il vento e mar alquanto bonazzato, con grandissimo nostro affanno tirammo in nave il detto timon, sperando col tempo, essendo acconcio, d'adoperarlo; e per allora fabricammo di legname due spere over retegni, con li qual potessimo contrastar alla seconda dell'acque e venti, li quali contra il voler nostro conducevan tutt'ora la nave alla traversa, non potendo adoperar la vela gonfia in alcun nostro proposito.
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