E cosí fummo guidati e accettati in Rustene il giorno predetto, dove ne furon porti grandi restauri, che n'erano piú tosto nocivi per la troppa abondanzia, perché non ci potevamo saziar ogn'ora del mangiare, e il stomaco debile, non potendo patire, ne induceva un affanno nel cuore che pensavamo di morire.
Erano rimasti nel primo e maggior di due nostri ridutti duoi di compagni ch'erano impotenti, i quali nulla sapevano di questo cosí miracoloso soccorso: e data di loro notizia a questi catolici paesani, e similmente degli altri otto morti e non sepolti, radunatisi insieme andorono col prete cantando salmi e imni, sí per sepelire gli otto morti come per condur a porto di salute i duoi rimasi, i quali giunti all'isola di Santi fecero l'opera di misericordia con li detti otto spirati, al numero de' quali s'aggiunse uno delli duoi rimasti, qual trovorono morto. Or pensate come doveva star l'altro, privo di compagnia e d'ogni umana sustanzia: e costui ancora con poca vita fu condotto a Rustene, dove in capo di due giorni passò di questa vita.
Giunti noi undici a Rustene, smontammo in casa del nostro conduttore, ostiero e signore, come lui e gli altri volsero: nella cui entrata il prudentissimo nostro padrone messer Piero Quirino, usando della sapienzia sua, fece un atto di grandissima umiltà, che subito che 'l vidde la consorte del nostro maggiore, mostrando per sembianti volerla riconoscer per signora e madonna, a' piedi di quella si gettò; ma essa non volse e lo sollevò di terra, abbracciandolo e conducendolo al fuoco, e di sua mano li dette da mangiare.
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