In questa isola e in li paesi di Svezia vedemmo pelli bianchissime d'orsi, come di armellini, assai piú lunghe di dodici piedi veneziani, cosa stupenda ma vera.
Stemmo in Rustene mesi tre e giorni undici, pur aspettando tempo congruo di passar col nostro ostiero in Svezia, con l'usato suo carico di pesce stocfis, il qual è a punto di maggio, dove questi paesani si partono, conducendone copia infinita per li reami dell'antedetto re di Dacia. Adí 14 di maggio 1432 venne la tanto desiderata ora di rivolger il viso verso l'amorosa e amata patria, com'avemo avuto sempre il desiderio e l'animo, e lasciar il caritativo sito di Rustene, che fu l'ultimo sussidio e restauro alle nostre miserie. E prendemmo licenzia dalli nostri domestici di casa e dalla nostra madonna e ostiera, alla qual per segno di carità lasciammo non quello eravamo obligati, ma solo quello ne era rimaso, cioè certe piccole cosette di minima valuta all'animo nostro, come fu tazze, centure e annelletti; e similmente prendemmo dalli vicini e dal prete e universalmente da tutti, dimostrando loro per cenni e per parole, secondo che dall'interprete poteron comprendere, come noi a tutti ci riputavamo obligati. E fatte le debite salutazioni, montammo sopra una fusta di portata di circa botte 20, carica del detto pesce, guidata dal nostro patron ostiero con tre delli suoi figliuoli e alcuni suoi parenti, e il detto giorno ci partimmo tirando alla volta di Bergie: ed è il primo porto atto al spaccio di tal pesce, il qual luoco è distante da Rustene circa mille miglia.
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