Gli argomenti che movevano e il padre e il figliuolo a credere che questo esser potesse erano che Plinio, servendosi del testimonio di Cornelio Nipote, scrive che dal re di Svezia furon donati a Metello Celere, proconsole della Gallia, alcuni mercadanti indiani che erano da fortuna maritima stati trasportati da' lor paesi ne' liti di Svezia. Dicono ancora trovarse scritto che a' tempi di Ottone imperatore fu presa nel mar Settentrionale germanico una certa nave che di Levante dalla forza de' contrarii venti vi era stata portata; il che (come essi affermano) a modo alcuno far non si saria potuto se quel mare Settentrionale fosse per cagione de' gran freddi e ghiacci sempre innavigabile. Un altro argumento ancora avevano, che oltra il mare Indico, il golfo Gangetico, l'Aurea Chersoneso over Malacha, è la provincia de Sina, e oltra le navigazioni de' moderni sapevano di certo che questo mare Indico era posto in longhezza quasi nel grado 180 e in larghezza nel 25° grado, poco di là dal meridiano di Tartaria e dell'amplissimo imperio del Cathai, qual da' naviganti è cercato come scopo e premio delle fatiche loro. E considerando come e quanto questo gran mar delle Indie si andasse ognior piú sotto questo meridiano ingolfando e piegando verso settentrione, non con leggier coniettura né senza ragione (essendo che le cose incognite possono esser cosí false come vere) giudicavano esser verisimile che, se il mar nostro Settentrionale o di verso levante o di verso ponente si distendesse alla volta di mezogiorno, se particolarmente sotto quell'istesso meridiano sotto il quale il mar Indico verso settentrione si piega, che facilmente sotto l'istesso meridiano col mar d'India congiungere si potrebbe.
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