Pagina (119/837)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E per segno d'essermi vero amico donommi un vaso d'acqua di vita e una barila di mede, offerendosi di piú di servirne in tutto quello che per lui si potesse; e io all'incontro, per non parere discortese, le feci un pasto e a lui e ad alquanti suoi compagni nella nostra nave. Abita questo Gabriele in un castello detto Coboay. Mandai il giorno sequente, cioè il sabbato, il nostro schifo al lito a far acqua e legne, ove furono i nostri umanamente trattati e pasteggiati da un nobile e generoso gentiluomo, Kerrillo chiamato. Qual, fatto poi cargare da' suoi servi il schifo di legne e d'acqua, se ne venne con presenti alla nostra nave, vestito d'una veste di seta e con una collana al collo di perle; e io lo rallegrai con darli vino a bere e con remunerare il suo dono con alcune delle cose nostre.
      Dopo la partita del quale facessemo vela col vento settentrionale, e sul far della sera si turbò talmente il mare e crescettero i venti che fossemo sforzati di nuovo tornare al promontorio di San Giovanni. Perdessemo in questa fortuna il schifo, che per poppe era ligato, e stessemo in questo luoco su l'ancore sino alli quattro di luio. È il promontorio di San Giovanni in latitudine di 66 gradi e 50 minuti. È da notare che la terra di questo promontorio avanza sopra l'acqua dieci passa, quando che il mare è nel maggior crescente, ed è d'arbori priva, senza pietre, senza rupe over scogli: ma è solo una certa terra negra la quale è di sorte marcia putrefatta che, se ne casca qualche pezzetto in mare, non va a fondo, ma sta sopra l'acqua come fosse legno.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





Gabriele Coboay Kerrillo San Giovanni San Giovanni