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      Mentre io m'andava imaginando quello ch'era da farsi, vidi una barchetta uscire fuori d'un colfo di detto promontorio Cany Noz, qual era quella di Gabrielle amico nostro, che per visitarne aveva e il porto sicuro e i compagni abbandonato. Ne avvertí esso della strada che per andar verso levante dovevamo tenere, onde salpassemo l'ancore: seguendo questa guida navigassemo verso levante, ost, e per zuid, ostro, col vento da ponente maestro, essendo una foltissima nebbia.
      Il sabbato ancora per ost zuid ost navigassemo, e si trovammo da Gabrielle condotti in un certo colfo sicuro, detto Horgiovett, quale è da Cany Noz trenta leghe distante; nella bocca ed entrata del quale doi passa d'acqua trovassemo, ma passata quella l'acqua sempre era maggior, crescendo sino alla profondità di cinque passa e mezo. Mentre in questo luoco su l'ancore stessemo, mandai alquanti de' nostri a far legne al lito, li quali non vi trovarono pur un solo arbore, ma trovarono bene gran cataste di legne, dal corso dell'acqua ivi portate. Vi si trovarono anco gran quantità di uccelletti nei nidi, come di platee, di sepie, d'alcioni, di foleghe e d'altri diversi uccelli di simil sorte, de' quali ne toccò a noi la miglior parte, non volendosi i Russi, per una certa lor superstizione, toccare a modo alcuno. Caricassimo la domenica le legne in nave, e di pietre la saorna li dessemo; a che mentre si attende, scoperse Gabriel da lontano un certo fumo, e andò con la sua barca a vedere quello che fosse. Pareva che questo fumo sul lito fosse, ed era da noi due leghe lontano; ma essendo il sole in hort west, Gabrielle alla nave tornò, menando seco un certo giovene della gente de' Samoidi, l'abito e vestimento del quale molti forestieri ne parvero.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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