Per le quali persuasioni la reina tanto fece e tanto disse col marito ch'egli, che da sé era pur troppo infiammato ad abbassar la grandezza dell'imperio ottomano, scrisse di sua propria mano lettere al re di Gorgora, signor di Giorgiani, che rompesse da quel lato guerra al Turco. E la Despina, mentre il marito era volto a questa impresa e raccoglieva genti a furia, fece spedir il cappellano di messer Caterino con lettere scritte di sua mano alla illustrissima Signoria e a tutti i parenti suoi.
Ma, passato quel verno, né s'avendo nuove degli apparati che avea detto messer Caterino che faceva la Republica nostra a' danni dell'Ottomano, cominciò il re a scemar forte di speranza e a dargli men credito che non faceva per avanti. Per la qual cosa, avendo in ponto un bellissimo e fioritissimo esercito, pensava di muoversi contra alcuni signori tartari suoi nimici. Ma la nostra Republica, che non mancava di mandar messi e lettere e di tenerlo desto all'impresa, per piú confirmarlo nella opinione che i Veneziani non sarebbeno mai mancati di quanto avevano promesso, elessero a' sei di gennaio per ambasciadore in Persia, venti mesi doppo la partita di messer Caterino, messer Giosafat Barbaro, e inviarono con lui alcuni doni al re, che furono sei bombarde grosse, archibusi e spingarde in gran numero, polvere e altre munizioni, sei bombardieri e cento archibugieri e altri maestri da far artigliaria. E d'altro lato fecero il capitan general di mare, e con grande armata lo mandarono alle marine di Caramania; dove giunto, e fatte alcune leggieri battaglie co' nimici, prese certe castella che aveva occupato il Turco, consignandole a' capitani del signor caramano.
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