Per la qual cosa, passato in Asia con tutta la corte, stava in continua aspettazione di dover tosto aver contra Ussuncassano con l'esercito persiano; ma, inteso dalle spie che i tumulti in quelle provincie procedevano da un capitano di Ussuncassano che con quarantamila cavalli andava predando, abbruciando e facendo uccisioni, e che tuttavia marchiavano alla volta di Bursia per abbruciarla, sendo rimaso il re adietro col resto dell'esercito, il Turco spedí Mustafà con sessantamila cavalli, i migliori dell'esercito. Il quale a grandissimo cammino mosse alla volta de' nimici, desideroso di venir con loro alle mani e frenar tanta soldaresca licenza.
Di che avertito, l'esercito persiano si cominciò a ritirare, per conoscersi molto inferior di numero al nimico; e perché erano carichi di preda e camminavano difficilmente, quattromila cavalli turcheschi, che venivano a tutto corso avanti sotto Armaut, li giunsero e in un punto s'attaccarono con lor a battaglia: dove i Persiani, dando dentro animosamente, gli strinsero con tanta forza che li ruppero in un attimo e tagliarono a pezzi duemila Turchi col capitano Armaut. A pena avevano finita questa fazione che vi sopravenne Mustafà col resto delle genti, il quale, serratosi in un squadrone, urtò i Persiani molto bravamente, ed essi non men onoratamente gli risposero, sí che si menò le mani bene d'ambi i lati per molte ore. E si giudica che la vittoria ad ogni modo sarebbe stata de' Persiani se non avessero prima combattuto con quei quattromila cavalli; perché trovatili Mustafà, che veniva con genti fresche, stanchi da quella battaglia e dal cammino, rimase, benché con suo gran danno, vincitore.
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