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      Unghermaumet, ch'era andato ad assaltar gli alloggiamenti del Turco guardati da Ustrefo, se ben vi trovò gran difesa, sperava nondimeno, combattendovi lungamente, di avergli presi: ma, vedendo la rotta del padre, si ritirò a poco a poco, e fu in gran pericolo d'essere fatto prigione, perché avanti la sua ritirata i Turchi di già avevano occupata tutta la campagna. Pur a tutta forza fattosi il cammino, si salvò e si ridusse al padre; il quale, non si tenendo sicuro negli alloggiamenti, ch'erano dieci miglia lontani dal luogo della battaglia, passò in fretta l'Eufrate e si ritirò col resto delle sue genti adentro nel suo paese. Fu questa giornata fatta l'anno 1473, nella quale morirono diecimila Persiani e quatordicimila Turchi.
      Maomete, rimaso in questa maniera vincitore, deliberò di seguitar avanti la sua buona fortuna, e col corso di quella guerra insignorirsi di qualche luogo del nimico; onde, riordinato l'esercito, marchiò un'altra volta verso la città di Baibret. E gli acangi, che procedevano innanzi, assaltati da quelli della terra, furono in gran numero tagliati a pezzi; doppo la qual fazione tutto 'l popolo di quel luogo, ch'era stato avertito dalle spie che il Turco se ne veniva a gran cammino col rimanente dell'esercito, fuggí ai monti, avendo sfogata per un modo di dire la rabbia contra i suoi nimici. Giunti i Turchi al passo per il fiume Eufrate, dove fu fatta la prima battaglia, passarono senza contrasto alcuno, e gli acangi furono i primi; e marciando alla volta di Erseagan, per tutto trovavano il paese e le città abbandonate, e quattro giornate dapoi pervennero a Carascar, fortezza posta in cima d'un monte.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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