Ma sentendo che Ussuncassano veniva con animo incrudelito verso di lui, gli parve di aver mal fatto, e perciò entrò in suspizione della sua vita e di non essere tradito; e tanto valse questa sua imaginazione che, senza veder pur in faccia le genti del padre, si mise in fuga e pervenne nel paese dell'Ottamano, su le frontiere del sangiaccato di Baiazete, figliuolo del Turco, dal quale ebbe salvocondotto con licenzia del padre di potersi ricovrar sotto il patrocinio turchesco. E mandata la moglie e suoi figliuoli in Amasia, perché piú se ne assicurasse Baiazete, egli poi cavalcò alla sua volta, e fu accarezzato e grandemente onorato da quel signore.
E perché questo giovane valente non poteva patir d'essere stato cosí in quel modo sbattuto dalla fortuna, desideroso di tentar la sorte, che molte volte si dice che di turbata ci suol venir allegra incontra, pur che per noi non si manchi a noi stessi, passò a Constantinopoli per mover se poteva Maomete gran Turco a dargli qualche aiuto, e fu ricevuto con grandissime dimostrazioni d'amore e con promesse e offerte grandi: perché Maomete era uomo di valore e ammirava negli uomini illustri la nobilità e la virtú piú che altro prencipe ottomano stato avanti di lui. Né dalle parole discordavano punto gli effetti, perché Maomete, disiderando di tor il credito e la riputazione a Ussuncassano e farsi amico costui, sí che l'arme persiane per l'avvenire non se gli opponessero nel bel mezo del corso delle sue vittorie, giudicò che facesse molto per lui aiutar Unghermaumet in questa impresa, e con quelle discordie tra padre e figliuolo snervar le forze della Persia, accioché col tempo poi o esso o i suoi discendenti se la potessero sottoporre.
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