Avuto Unghermaumet questi aiuti turcheschi, entrò nella provincia di Sanga, sul confine della Persia, e di là con ispesse correrie danneggiava continuamente il paese di suo padre, il quale, con tutto che mandasse alcune bande di cavalleria e fanteria a quelli confini perché ne ributtassero il figliuolo che ostilmente lo guerreggiava, non per questo mostrò di volersi vendicar di tante ingiurie: anzi in publico e in privato diceva di sentir tanto dolore di queste cose che doppo non molto si finse di essere caduto infermo, e ritirandosi a poco a poco con quelli ne' quali aveva, o per beneficii lor fatti o per altro, piú fede, fece sparger fama per tutta la Persia e anco in Turchia di questo suo gran male, e in fine si publicò da' medesimi ch'egli era morto. Perché furon subito mandate lettere e messi avisando a Unghermaumet, co' contrasegni della morte del padre, ricercandolo i primi signori del regno che egli venisse in diligenza a causa che per aventura gli altri fratelli, cioè Calul e Giacuppo, non gli togliessero il regno, che di ragione a lui si conveniva piú che gli altri per il suo molto valore; e perché si coprisse meglio l'inganno si celebrarono sontuosissime esequie al morto re nella città. Onde l'infelice Unghermaumet, che era strassinato per i capelli dalla sua sorte a morire, non si ricordando che il troppo credere l'aveva già cacciato di casa sua e fattol andar fuoruscito a cercar aiuto da' suoi nimici, che fentamente lo favorivano per farlo poi con l'occasione piú in profondo ruinare, prestò certissima fede alla cosa e, dati ad alcuni suoi in guardia i messi che gliene portavano la nuova, corse in posta verso la Persia, in tanta fretta che in pochi dí fu in Tauris.
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