Nel qual luogo una d'esse si trovò fin l'anno mille e cinquecento e dodici, e vide messer Caterino, figliuolo di messer Pietro, che nacque di messer Caterino Zeno già stato ambasciadore in Persia, che giovinetto mercatante negociava allora in Damasco; e riconosciutol per parente l'accarezzò con ogni sorte di demostrazione d'amore, e volendosene ritornar in Persia per aver inteso i felici successi d'Ismaele suo nipote, per i quali era divenuto re di Persia, cercò di menarlo con esso lei, proferendogli grandissime cose e qualche stato. Dove messer Caterino, ch'era tirato dalla dolcezza di goder la sua patria e d'altro lato dall'amor de' parenti, ringraziatala di tanta amorevolezza e gratitudine d'animo si rimase, scusandosi non vi poter andar per l'importanza de' suoi affari e per l'affezione che aveva al suo natural paese.
Or Giacuppo, morto che ebbe il maggior suo fratello, regnò lungamente e, come si dice, poi per inganno di sua moglie, poco pudica femina, fu morto. Doppo il quale tenne il regno Allamur, suo figliuolo, che oltra la Persia possedeva Diarbec e parte dell'Armenia maggiore appresso l'Eufrate; al cui tempo la fazione de' Cacari neri era in tanto credito per Secheaidare che l'altra de' cacari bianchi pareva che non fosse in alcuna stima. Era Secheaidare come un alano, o maestro o profeta, come lo vogliamo dire, che predicando nella setta macomettana nuovo dogma, e Alí essere stato maggiore che Omar, aveva molti discepoli e persone che favorivano la sua dottrina, e perseverò cosí in questo un tempo, di maniera che era da tutti riputato santo e un uom quasi divino.
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