La testa di Secheaidare, fitta su la punta di una lancia, fu mandata in Tauris e tenuta in publico perché fosse veduta da tutti, e doppo essersi festeggiato e fatto grandi allegrezze per la vittoria avuta di lui fu tratta ai cani.
Giunta questa nuova in Arduil, dove era la moglie di Secheaidare con suoi figliuoli, se ne dolsero grandemente quelli ch'erano della fazione sofiana, tuttavia tacevano e simulavano il dispiacere per non dar cagione al re d'incrudelir contra di loro. Ma suoi figliuoli, presi di timor di se stessi e della vita (come avviene nelle subito cose, che tutto si teme), un fuggí nella Natolia, l'altro in Aleppo e il terzo in una isola che è dentro il lago Attamar, abitata dagli Armeni cristiani e chiamata Sancta Dei Genitrix, dove in casa d'un prete stette nascosto quattro anni, che non se ne seppe mai in Persia cosa alcuna. Era questo giovinetto, che si chiamava Ismaele, di tredici anni, di nobilissima presenza e di aspetto veramente regale, perché negli occhi e nel sovraciglio teneva un non so che di grande e di signorile, che dimostrava ben che egli aveva da riuscir ancora un gran signore: né le virtú dell'animo discordavano punto dalla bellezza del corpo, perché aveva ingegno elevato e senso delle cose cosí alto, che pareva incredibile che in sí tenera età egli lo potesse aver tale. Onde il buon prete, che faceva professione d'astrologo e di conoscer per gli aspetti del cielo l'influsso delle cose, tratta la sorte sopra di lui, previde ch'egli sarebbe ancora padrone di tutta l'Asia: perché, con piú sollecitudine datosi a servirlo, lo trattenne secondo le sue forze e stato con ogni sorte d'amorevolezza e di cortesia, acquistandosene perciò somma grazia presso di lui.
| |
Secheaidare Tauris Arduil Secheaidare Natolia Aleppo Attamar Armeni Sancta Dei Genitrix Persia Ismaele Asia
|