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      E fatto un subito empito, tagliò a pezzi tutto il presidio che v'era, e, posto in lui buon ordine e miglior guardie, uscí fuori nel borgo e lo diede a saccomano ai suoi soldati, mandando a fil di spada tutte le genti. Questo castello era ricchissimo, per essere posto sopra un porto del mar di Baccú, lontano da Tauris otto giornate, nel qual porto vengono le navi di Namiscaderem e d'altri luoghi, cariche di mercanzie per Tauris, per Sumachi e per tutta la Persia. Preso il castello, Ismaele vi fece condur dentro la preda e la dispensò largamente a' suoi soldati, non tenendo di tante preziose cose acquistate niente per sé, come quel che voleva con la liberalità obligarsi quanto fosse possibile gli animi degli uomini, per saper che in questa parte consiste ogni acquisto de' stabili regni e degli imperii. Per la qual cosa tosto si sparse attorno la fama della sua liberalità e dell'ardire, e la memoria di suo padre, riputato uomo divinissimo, si rinovellò piú che mai bella e illustre, e la fazione sofiana, che dalla morte sua fin allora era stata in poco conto, cominciò a moversi e a rimontare, concorrendo in gran frequenza la gente da ventura a lui; per il che, avendo egli raccolti insieme cinquemila buoni soldati, entrò in speranza di poter tentar sicuramente maggiori cose che non aveva fatto per innanzi.
      Conosciuta adunque la facilità di insignorirsi della città di Sumachi, per non ci essere nel paese alcun suspetto di guerra e per conseguente poche genti che la guardassero, si mosse a gran camino alla sua volta; di che avuto aviso il re Sermendole, che la signoreggiava, vedutosi impotente alla difesa contra Ismaele, fuggí e se ritirò nel castello di Culisan, fortissimo, posto pur nel paese medesimo di Sumachi.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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