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      Per il che Ismaele, trovata la città senza difensori, la prese a man salva, e tagliati a pezzi per tutto i Sumachini si arricchí di un grandissimo tesoro che v'era, il quale, seguendo egli pur la sua prima liberalità, fu da lui compartito e donato alle sue genti, che perciò si fecero molto ricche. Questa seconda impresa cosí felicemente successagli lo fece montar in estremo credito, di modo che, avendo il concorso di tutti i convicini paesi, ingrossava ogni dí piú l'esercito. Di che insospettitosi piú che non fece al tempo di suo padre, Alamur chiamò alla porta tutti i gran signori persiani, e fatte provisioni di genti da guerra si mosse con l'esercito contra Ismaele; il quale, vedute le sue forze deboli da potersi tener in campagna e venir, se l'occasione li richiedesse, a giornata col re, ricercò di aiuto alcuni signori giorgiani cristiani che confinavano con quel paese, i quali erano Alessandro Bec, Gurgurabet e Mirabet. Costoro, perché avevano antica nimistà con Alamur e desideravano di batter la sua potenza, valendosi dell'occasione d'Ismaele, si deliberorono di favorirlo contra Alamur, onde ognun da per sé gli mandò una banda di tremila cavalli, sí che in tutto furono novemila, molto buoni soldati, perché questi sono quelli che anticamente si chiamavano Iberi, e che allora per essere cristiani, come ancora sono, guerreggiavano continuamente co' Turchi su le frontiere di Trabisonda. I quali furono allegramente veduti e riccamente presentati da Ismaele, che con questi aiuti giorgiani si trovò aver in campagna un bellissimo esercito di sedicimila persone, onde marchiò avanti con animo di venir a battaglia con Alamur, se gliene fosse data da lui l'occasione.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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