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      Alamur, sendo a pena con pochi scampato, si ritirò in Amir, facendosi in quella città forte.
      E Ismaele, avendo con tanto suo onore mandato a fil di spada quel grande esercito, fece ragunar tutta la preda insieme e la dispensò ai suoi senza tener per sé cosa alcuna, e mostrossi l'altro dí verso Tauris; né vi trovando difesa, la prese e mise a sacco, tagliando a pezzi per tutto quelli della fazione contraria. E per far le vendette di suo padre contra quelli capitani e signori che si diceva esser stati contra Secheaidare nella battaglia di Berbento e aver tenuto mano nella sua morte, fece trar di sepoltura i lor corpi e abbruciar in piazza; e mentre vi si conducevano, volle che andassero per via in processione avanti di loro dugento femine meretrici e quattrocento sbirri, e per maggior infamia di quelli signori ordinò che agli sbirri e alle meretrici fosse tagliata la testa e abbrucciati con i corpi. Né sazio di questo, fattosi condur davanti sua matrigna, che doppo la morte del padre aveva preso per marito un certo gran signore che si ritrovò col re nel medesimo fatto d'arme di Berbento, le disse una grandissima villania in faccia e la ingiuriò con ogni sorte di oltraggio, e in fine comandò che, come vilissima e disonestissima femina che ella era, le fosse mozzo il capo in vendetta del poco capitale che ella aveva fatto di suo padre.
      Per la presa di Tauris e rotta del re impauriti, tutti i popoli e signori convicini mandarono a dar ubbidienza a Ismaele, fuor che Alangiacalai, castello due giornate posto sopra Tauris di verso tramontana, il quale con dieci ville contermini è abitato da cristiani catolici; ma infine, doppo essersi tenuto cinque anni in devozione di Alamur, sentita la sua morte si rese a patti a Ismaele, con un grandissimo tesoro che v'era dentro.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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