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      Auto questo castello, Ismaele si fece chiamare imperador della Persia con nuovo nome di Sofí. Ma Moratcan, figliuolo di Alamur, fatto un esercito di trentamilia persone con alcuni aiuti turcheschi, venne all'acquisto del regno che di ragione gli toccava, con intenzione di ricuperar lo stato paterno e di vendicar in un medesimo punto le sciagure del padre contra la fazione sofiana. Il che sentito, Ismaele raccolse prestamente l'esercito e venne alla volta di Moratcan, dove, azzuffatisi insieme questi due giovani nelle campagne di Tauris, fecero un pezzo amendue gran cose con l'arme in mano per rimaner superiore al nimico. Ma sendo i sofiani valenti e vecchi soldati e usi a vincer per tutto con la buona fortuna del capitano, ruppero quelli di Moratcan con grandissima loro strage, e quel meschin giovane, non vedendo piú alcun rimedio alle sue cose, fuggí in Diarbeca con alcuni pochi soldati che si salvarono dalla rotta. E queste cose furono fatte l'anno mille e quattrocento e nuovantanove, con tanta fama della buona ventura d'Ismaele, ma piú del suo valore, che di già egli cominciava ad essere in ispavento a tutto il Levante.
      L'anno che seguí fece Ismaele l'impresa di Diarbeca, che era piú sotto l'imperio di Moratcan, e s'insignorí in quel paese di alcune terre importanti. E perché l'Aladuli in questa guerra aveva aiutato Moratcan per suspizione presa d'Ismaele e della sua grandezza, fatto un esercito di piú de settantamila persone si mosse contra di lui, non senza però gran timore di non s'irritar contra il soldano e il Turco, essendo il paese dell'Aladuli posto in mezo queste due potenzie.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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