Era questo esercito di quindicimila cavalli, tutti buoni soldati, e 'l fior si può dir delle genti persiane, perché non sogliono i re di Persia dar soldo per cagione di far guerra se non a una banda ordinaria, che si chiama la porta del signore: conciosiaché i gentiluomini della Persia, per essere civilmente nutriti, danno opere alle cavallerie, e quando il bisogno il ricerca vanno volontariamente alla guerra e si menano dietro, secondo che sono piú o meno ricchi, schiavi cosí ben armati e bene a cavallo come sono essi. Nondimeno non si moveno mai se non per difesa del paese; che se la milizia persiana fosse pagata come la turchesca, non è dubio ch'ella sarebbe molto piú potente che quella de' prencipi ottomani, la qual cosa è stata osservata quasi da tutti quelli che hanno auto comercio con l'una e l'altra nazione. E l'istesse donne persiane anco segueno armate una medesima fortuna con i mariti, e combatteno virilmente, come quelle altre antiche Amazoni che fecero tante prodezze al lor tempo con l'arme in mano.
Or i due capitani Amarbei e Samper marchiarono avanti, e inteso che Selim aveva passato l'Eufrate e se ne veniva a gran giornate, si ritirarono a Coi, nel qual luogo si trovava Ismaele, venutovi dianzi di Tauris. Il quale, udito il grande apparato di guerra che menava a quella impresa Selim, fatto ben fortificar l'esercito suo, ritornò di nuovo in Tauris per far provisione di maggiori forze e mostrar poi il viso ai nimici. È Coi città che si dice essere stata edificata dalle ruine dell'antica Artasata, non piú lontana da Tauris che tre giornate: però, parendo a Ismaele che per la vicinanza averebbe potuto venir in un volo a trovarsi nel fatto d'arme, commise sotto espresso comandamento a detti suoi capitani che lo devesseno aspettare, che tosto egli verrebbe con nuove genti, e con lor poi insieme ne ributtarebbe il nimico.
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