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      Di maniera che il signore, vedendo tanta strage, si mosse di luogo e voleva voltarsi e fuggí, quando Sinan, soccorrendo al bisogno, fece con prestezza drizzar le artigliarie nel battaglione e dar cosí ne' giannizzari come nei Persiani. Onde, sentito lo strepito di quelle machine infernali, i cavalli persiani sparsi per la campagna si divisero e ruppero da se stessi, non ubbidendo piú per lo spavento preso né alla mano né allo sprone. Il che veduto, Sinan, fatto una sola battaglia di cavalleria di tutte l'altre rotte da' Persiani, si mise a tagliarli per tutto a pezzi, talché per la sua industria Selim rimase, quando piú si teneva per perdente, vittorioso. E si dice per certo che, se non erano le artigliarie che spaventò in quel modo i cavalli persiani, che non avevano mai piú sentito sí fatti strepiti, tutte le sue genti rimanevano rotte e mandate a fil di spada: e, vinto il Turco, la potenzia d'Ismaele sarebbe stata maggiore che quella del Tamerlane, perché con la riputazione sola di una tanta vittoria si averebbe fatto signore assoluto di tutto il Levante.
      Ora, sconfitti che furono in quel modo da Selim i Persiani, non senza suo estremo danno, gli fu menato davanti, carico di molte ferite, Aurbec Sampir; e intendendo che nel fatto d'arme non vi si era trovato Ismaele, gli disse tutto pieno di sdegno: "Cane che sei, tu hai avuto ardire di venir contra di me, che sono in luogo di profeta e tengo il luogo di Dio in terra?" A cui, senza mostrar alcun segno di paura, rispose Samper: "Se tu tenessi il luogo di Dio in terra, non verresti contra il signor mio; ma Dio t'ha salvato dalle mani nostre acciò che pervenghi vivo nelle sue, e allora egli farà le nostre e sue vendette". Per le quali sue parole turbatosi oltra modo, Selim disse: "Andate e ammazzate questo cane"; ed egli rispose: "Io so che questa è la mia ora, ma tu apparecchia l'anima tua a far sacrificio alla mia, perciò che verrà il signor mio in un anno e farà il simile di te che vuoi che ora si faccia di me", e fu subito tagliato a pezzi.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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