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      Fatto questo, Selim levò il campo e venne sotto Coi; nella qual città si riposò con tutto l'esercito alcuni dí, e sparse fama, e cosí lo scrisse in molte lettere in diversi luoghi mandati, ch'egli era rimaso vittorioso, essendosi nella giornata fatta nelle campagne Calderani ritrovato in persona Ismaele: il che scrisse però falsamente, perché Ismaele non vi fu in persona, né men la banda dei suoi vecchi soldati, che si trovavano allora intorno Samarcant stringendo quella città.
      Ismaele, avuta la nuova della rotta del suo esercito, mise insieme quelle genti che si erano salvate dal fatto d'arme e avevano fatto capo in Tauris; con la moglie e con tutte le sue ricchezze si levò di quella città e andò in Caseria, che è lontana da Tauris per levante sette giornate, raccozzandovi un altro esercito per tentar un'altra volta in persona la fortuna della battaglia. Poco doppo la sua partita il Turco, levatosi da Coi, arrivò in Tauris, e fu ricevuto con dimostrazioni amorevoli e cortesi da quelli della città, perché non parve lor di metter in pericolo la vita, quanta facultà avevano contra quel nimico, davanti il quale non aveva potuto durar tanti uomini valentissimi che si erano armati in difesa della Persia. E statoci tre soli dí, né vedendo concorrer alcun dei popoli e signori convicini a fargli dedizione, entrò in suspizione che Ismaele non fosse piú forte che egli non pensava, come veramente era, che quasi tutti i primi uomini della Persia facevano da tutte le bande capo a lui per salute del regno.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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