Come e in che modo prima furono ricevuti dalli Tartari.
Cap. 18.
Era la sesta feria poi lo primo giorno di quadragesima, e giva il sol a monte, quando, posti ad alloggiare, corsero sopra noi Tartari orribilmente armati; e cridando che uomini fossemo, fu lor risposto noi esser ambasciatori del signor nostro papa de' cristiani, onde, pigliate alcune vivande da noi, subito si partirono. La mattina, per tempo levati, andammo alquanto piú oltra: ed ecco che molti de li maggiori che fossero in corte ci vennero incontra, dimandando per qual causa fossemo iti in Tartaria e ciò che avevamo a fare con loro. A' quali rispondemmo esser ambasciatori del signor nostro papa, il quale è padre e signore de' cristiani, e per questo averne mandato cosí a re come a principi e tutti i Tartari, acciò piaccia loro li cristiani esser suoi amici e far pace con loro: anzi desidera quelli siano grandi in cielo appresso Iddio, e però li esorta con nostra voce e sue littere che si faccino cristiani e ricevino la fede del nostro Signor Giesú Cristo, perché altrimenti non si possono salvare. E molto maravigliasi di tanta occisione d'uomini, e massime cristiani, cioè Ungari, Montani, Poloni, che sono suoi subditi, conciosiaché nulla offesa avessimo ricevuta da quelli ne' Tartari, né manco sospizione d'esser danneggiati. E perché sopra questo Iddio è molto adirato, avvisa quelli da qui indietro guardarsi da tal sceleraggine e pentirsi de quello che han fatto; e finalmente prega voglino rescriverli ciò intendono di fare.
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