Come furono licenziati.
Cap. 36.
Dissero le nostre guide: "Ha proposto l'imperator di mandar con voi suoi ambasciatori"; ma voleva lui (come credemo) che questo noi adimandassimo: uno ch'era il piú vecchio ne esortava ciò dimandare. Ma non pareva a noi utile che venissero, perciò rispondemmo non star a noi dimandar questo, che volentieri, piacendo a Dio, se gli mandasse, securamente gli condurremmo. Certo per molte cause non piaceva che venissero: prima, perché temevamo che, vedute le guerre e contrasti che fra noi si fanno, non pigliassero piú ardimento di venir contra noi; secondariamente, che spiassero li paesi; terzo, perché non fossero morti, però che le genti nostre son arroganti e superbe, onde li servitori che stanno con noi, pregati dal cardinale legato della Lemagna che andassero da lui, presero cammino in abito tartaresco, nella via quasi furono lapidati da' Tedeschi e costretti metter giú quel abito. L'usanza è de' Tartari che mai faccino pace con coloro che hanno morti li suoi ambasciatori, se prima non piglino vendetta. La quarta causa acciò non ne fossero tolti per forza; la quinta perché niuna utilità era del loro venire, conciosia non avessino altra potestà o commissione che portar le lettere dell'imperator al signor nostro papa e principi cristiani, le quali noi avevamo.
Per tanto il terzo giorno, che fu la festa di san Bricio, data la littera e chiusa col sigillo dell'imperatore, ne licenziaro, mandandone alla corte di sua madre, la quale diede a ciascun de noi un pelizzone di volpe fodrato di fuori col pelo e una porpora; de' quali drappi le nostre guide si saziaro, cioè pagandosi d'un vestimento per ogni passo, e robborno meza la parte di quello che dato al servitore, e la migliore.
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