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      Allora rispose frate Ascelino:
      Benché usanza è di qualunque ambasciatore, e massime appo cristiani, che porti le lettere nanti il prince e veggia quello, nientedimeno, se non è lecito a noi presentarsi al vostro signore senza doni, né manco voi volete, raccomandamo a voi, se v'è in piacere, le lettere del signor nostro papa, che da parte sua a Baiothnoy le presentate". Ma sopra tutto costoro, nelle sue dimande, cercavano astutamente e con sollecitudine da' frati se ancor li Francesi avessero fatta la cruciata e con Veneziani insieme fussero passati in Siria, peroché avevano udito (come dicevano) da suoi mercanti che molti de' Francesi, insieme con Veneziani, erano per navigare in Siria. E forse pensavano in che modo potessero impedire la venuta loro, o fingendo di volersi far cristiani, o sotto altra specie d'inganno, acciò li removessero dall'entrata di Turchia e Halapia sue provincie, e almeno per qualche tempo finger amicizia con Francesi, li quali (come affermano i Giorgiani e Armeni) sopra tutte le genti del mondo temono, dopo veduta la impresa fatta del valoroso duca Gottifredo di Boglione, primo re di Ierusalemme, il qual fece soggietta a' cristiani gran parte di Terra Santa, del 1090 di nostra salute.
     
     
      Come gli frati non volsero adorar Baiothnoy.
      Cap. 40.
     
      Dopo lo sopradetto parlare, ritornorono li baroni al padiglione, e, poco dimorati, un'altra fiata vestiti di novo vennero alli frati e dissero: "Se volete veder la faccia del nostro signore e presentargli le lettere, è necessario che lo adoriate come figliuolo d'Iddio che regna sopra la terra, e tre fiate v'inginocchiate nanti a quello, peroché cosí ci ha comandato Chaam, che regna sopra la terra figliuolo d'Iddio, cioè dover esser adorati Baiothnoy e Batho da qualunque venirà qui come se stesso: la qual cosa fin all'ora presente avemo fatto, per l'avvenire fermamente osservaremo". Allora, dubitando li frati e questionando ciò intendeva fare Baiothnoy per questa adorazione, cioè idolatria o altro errore, frate Guiscardo cremonese, che sapeva li costumi e la consuetudine de' Tartari, sí come aveva imparato da' Giorgiani, nella città de' quali detta Triplheis, in casa delli frati, per sette anni era dimorato, sopra questo certificando li frati disse: "Di far idolatria a Baiothnoy nulla dubitate, però che non intende voler questo da voi, ma, in segno che 'l papa gli sia soggetto e tutta la Chiesa romana, che per comandamento di Chaam credono soggiogare, vuol li sia fatto questa riverenzia da qualunque capita qui a lui con ambascierie". Per tanto tutti d'un medesimo animo li compagni, poi che circa tal petizione ebbero consultato, deliberorono piú tosto esser decapitati che cosí adorando inginocchiarsi a Baiothnoy; e ciò parte per conservar l'onor della Chiesa universale, parte per schifar scandolo con Giorgiani, Armeni, Greci, Persiani, Turchi e tutte le gente orientali, acciò per questa riverenzia divulgata nel Levante non si desse occasione e materia di far allegrar li nimici della Chiesa, conciosia questo fosse segno della soggezion e tributo che aspettavano da noi li Tartari.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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