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      Potemo ben esser ligati e per forza condotti, ma di nostra volontà mai anderemo, né voi ci condurrete, oltra che non ci vogliamo separar un da l'altro in questa ambasciaria".
      Or, partiti costoro, ritornò il predetto cancelliero e con astute parole cautamente li losingava, reprendendo con piacevolezza frate Ascelino della durezza del parlare ed esperimentando se lo potesse inchinar all'adorazione di Baiothnoy. A cui frate Ascelino disse: "Pensavo, come aveva udito da molti, che tra li Tartari volentieri fosse intesa la verità, ma, come vedo, è già caduta nelle piazze, e non entra in quelli, né manco da loro è amata. Due parole solamente ho detto, cioè che 'l nostro papa, quanto a noi cristiani, è maggior d'ogniuno in dignità, e che non sa ciò che sia Chaam o Baiothnoy, le quali hanno aggravato piú il vostro capitano e suoi baroni (sí come mi son potuto accorger) che tutto il resto del mio dire. Ma son qui presente per la libertà della fede e verità, né temo un uomo mortale". Venuta già la sera che si dovevano licenziar da corte, lo antedetto cancellieri, sendo per partirsi la mattina seguente, fece chiamar li frati e gli ebbe letto le lettere che Chaam aveva mandato a Baiothnoy, fatte da mandar per tutto il mondo, ammonendo quelli che ciò che udissero tenessero a mente. Tutte queste cose predette si fecero nel primo giorno.
     
     
      Come li Tartari con beffe e inganni fecero molto appo loro dimorare li frati.
      Cap. 46.
     
      Nel medesimo giorno la sera, udito il tenor delle lettere, promettendogli quelli baroni e lo cancelliere di dar a loro una copia di tal lettere, li frati digiuni ritornorno al suo alloggiamento, che era ben lontano un miglio dal padiglione di Baiothnoy.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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