Come dapoi la venuta di Augutha si partirono.
Cap. 48.
Ma pensando frate Ascelino che facilmente, con questo tardare, potria perder il passaggio del mare che era necessario per la invernata che s'approssimava, and๒ a ritrovar un gran consigliero della corte, pregandolo che volesse con suo preghi far che Baiothnoy gli espedisse, promettendogli, se tal cosa facesse, non dovergli esser ingrati. Costui, andato da Baiothnoy, interpose preghiere e bone parole per li frati, onde fece far per comandamento suo le lettere al papa e metter in punto gli ambasciatori. Or, fatte le lettere e scritti entro li nomi de' noncii e apparecchiati al cammino ecco che quel giorno nel qual parimente erano per far partita sopragiunse Augutha con l'avunculo del soldano di Halapia e lo fratello del soldano di Mosloal, che anticamente si dicea Ninive. Costoro eziandio venivano dal gran Cane, a cui avevano fatto omaggio per li suoi descendenti, ed essi con molti doni e presenti onorato s'avevano fatto tributarii suoi. Vennero alla presenzia de Baiothnoy, e quello con molti doni adororno, tre fiate inginocchiandosi, come avevan fatto al gran Cane.
Di qui facendosi festa per tutto l'esercito e conviti a suo costume, in bever latte di cavalle e camelli, con canti over cridori, e invitando li Tartari d'intorno con le mogli loro a tal solennitade, lasciorno da canto le facende nostre e di tutti gli ambasciatori. Sette giorni continovi sedettero a mangiare, bere e solazzare; l'ottavo, che fu la festa di santo Iacobo, diedero licenzia a' frati che si partissero con le littere di Baiothnoy e Chaam, che dicono lettere d'Iddio, e insieme con messaggieri che mandavano al papa.
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