E se pure vi fusse tra loro alcuna che non avesse sodisfatto a quei che l'avessino richiesta, e coloro se ne fussero lamentati, subito la donna fusse mandata via da detto monastero e priva di tutto quanto aveva in compagnia di quelle. Di che volendo noi saper la cagione, e perché avessi fatto fare tal cosa doppo morte la detta donna, ci fu risposto per impetrar misericordia della anima sua e di suoi peccati dal Dio suo che ella adorava.
Quindi partito, andai sul monte dove è l'arca di Noè, nella cui cima si dice pochi che abbino voluto andarvi essere potuti pervenire, perché il monte è santissimo e oltre ciò inaccessibile per l'altissima neve che vi sta tutto l'anno e piglia almeno le due parti del monte. E quindi partiti, navigammo e venimmo in una città di Persia detta Taurisio, dove sono luoghi di frati minori. La città è mirabile e abondante di ricchi mercadanti, al cui lato è un grandissimo monte di sale, donde ogni persona ne può torre quanto vuole; e già se n'erano carche navi e mandato dove ne era carestia.
Quindi ci partimmo e arrivammo in Soldania, dove è la sedia del re di Persia, e da qui a Sabba, dove arrivarono i tre magi. Questa l'è una bella città e ben situata, lontana da Gierusalemme delle giornate piú di LX. Di qui andammo al mar sabbionoso, e ci convenne star colla caravana in porto ben quattro giorni. E non fu niuno di noi che ardisse d'intrar in questo loco, perché l'è un'arena asciutta e al tutto priva d'umore, e si muta a quella guisa che fa il mare quando è in tempesta, or qui or lí, e fa nel muoversi l'istesso ondeggiar che fa il mare, in guisa tale che un'infinità di persone s'è trovata, caminando per viaggio, oppressa e sommersa e coverta da queste arene, le quali dal vento dibattute e trasportate or fanno come monte in un loco e or in un altro, secondo la forza del vento da cui sono elle agitate.
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