Tra pochi giorni doppo venimmo in una cittā chiamata Geste, la quale č l'ultima parte della Persia verso il paese d'India. Quivi trovai grandissima abondanza di grano e di fichi e d'uva passa grossissima e verde. E quindi partito andai nella Caldea, lā ove tutti e' giovani e vecchi secondo loro facultā sono vestiti da donne alla guisa di queste del nostro paese; la maggior parte di qual porta in testa cuffie lavorate di oro e adornate di perle e altre pietre preziose. E le donne loro al contrario vanno mal vestite, con veste che non giunge sino al ginocchio, con braghesse e legazze che pendono insino al collo del piede, e portano la testa discoverta, scapigliate, senza ornamento niuno nel capo. Qui viddi io un giovane che voleva menar per moglie una bella giovane, accompagnata da altre giovani belle e vergini, le quali forte e dirottamente piangevano, stando il giovane sposo con la testa bassa e leggiadrissimamente vestito; e d'indi a poco il giovane montō s'un asino, e la moglie lo seguiva mal vestita e scalza a piedi, toccando l'asino, e 'l padre andava benedicendo, fino a casa dove la menō per moglie.
Lungi di qui navigando per lo mar d'India, in ventotto giorni arrivassimo in una cittā stata giā del re Porro e chiamata Tava, e ben situata, lā ov'č grande abondanza per conto del vivere. Qui viddi uno leon grande e negrissimo, alla guisa di un bufalo, e viddi le nottole, o vogliam dire vespertiglioni, come sono le anatre di qui da noi, e topi chiamati sorici di faraone, che sono grandi come volpi, e ve ne sono un'infinitā grande, e peggiori de' cani mordenti.
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