Fecero questi Sarmati molte onorate imprese, e prencipalmente quando i Roxolani (i descendenti de' quali oggi Ruteni o Russi son chiamati) combatterono in favor di Mitridate re di Ponto, il qual signoreggiava in quelle parti ch'ora obediscono all'imperio turchesco. Guerreggiarono anco con varia fortuna lungo tempo co' Romani e con diversi re circonvicini, ma, perché non fu tra loro chi si desse alle lettere, tenevano poco conto de saper le cose passate, né di far memoria de' lor antichi gesti a beneficio della posterità. Ma chi vorrà ben considerare il tutto, conoscerà non esser stata anticamente gente piú bellicosa de' Sarmati, percioché essi niente stimavano i discomodi che porta seco la guerra, come sono freddi, cattivi tempi e altri simili disagi, stimando poco la vita per acquistarsi eterno nome; né temendo punto la morte si metteno ad ogni risego e pericolo. Della rara forza e audace animosità de' quali quello Ovidio Nasone che fu da Roma confinato in Ponto scrisse come per un miracolo ad alcuni prencipali gentiluomini romani in queste parole.
Nel primo libro de Ponto, l'elegia seconda a Maximo:
Hostibus in mediis interque pericula versor,
tanquam cum patria pax sit adempta mihi:
qui, mortis saevo geminent ut vulnere causas,
omnia vipereo spicula felle linunt.
Hic eques instructus perterrita moenia lustratmore lupi clausas circumeuntis oves.
Tecta rigent fixis veluti vallata sagittis,
portaque vix firma summovet arma sera.
All'istesso nella terza elegia:
aut quid Sauromatae faciant, quid Iasiges acres
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