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      Si ritrovava in una spelonca di questo luoco, a quei tempi, un dracone di grandezza smisurata che, stando in essa ascoso, n'usciva quando dalla fame era cacciato, e col suo venenoso fiato corrompeva di sorte l'aere che molti ne morivano, e, scorrendo per la città e per i luochi vicini, mangiava ciò che egli di vivo incontrava. Onde, per fuggir questo danno, fur i cittadini sforzati porli ogni giorno alla bocca della spelonca tre corpi de bestie, affine che, trovando egli da mangiare commodamente, non uscisse a farli sí gran danno. Ma prevedendo Craco che il continuare questa cosa averia cagionato, a lungo andare, ch'essi senza bestie (tanto all'uman genere necessarie) seriano restati, fece scorticare un vitello ed empita la pelle di solfore e di salnitro e di pece la fece porre alla bocca della spelonca nell'ora ch'a pigliare il pasto il dracone uscir soleva; che giunto ivi tutto famelico, né trovando se non questa sol pelle, la devorò credendola una bestia. Né passò troppo che, operando il calor grande di quella mistura, cacciata la bestia da l'ardor che dentro aveva, corse al fiume Vistola e bevé tanto che finalmente crepò. E Craco, dopo l'aver lungamente regnato e bene ordinate le cose del suo stato, lassando doi figliuoli, Craco e Lecho, e una figliuola nomata Vanda, uscí di questa vita.
      Sepulto che fu Craco secondo il costume del paese, chiamata la dieta elessero i Poloni in lor prencipe Craco secondo, figliuolo di maggior età del primo Craco; ma Lecho suo fratello, spento dall'ambizione e dalla invidia ch'alla grandezza del fratello portava, l'uccise in una caccia, e disse (aggiungendovi lacrime fente) ch'egli, mentre temerariamente una fiera seguiva, era da cavallo cascato e dalla fiera crudelmente stracciato.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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