Alora il re, spaventato dall'inusitato né mai piú udito pericolo, fuggí con la moglie e con i figli nella rocca che sin ora è nel laco Goplo appresso il castello Crusphicia; ma crescendo di continuo i sorci in tanta quantità che e l'acqua e la terra coprivano, tutti con stridi orribili lo perseguitavano, onde i marinari che vogavano la barca ove era il re, temendo il manifesto pericolo e che in mezo all'acque li fosse la barca da' sorci rosegata, s'accostarono alla piú vicina riva e fuggirono quanto piú lontano puotero. E il re con prestezza si salvò nella rocca fortissima con la moglie e figliuoli, ove furono da' sorci consumati in modo che di lor non ne restò segnale alcuno.
Piasto crusphicense.
O priscos hominum mores, o nescia fastussimplicitas, ingens o probitas et amor!
Non puduit proceres homini dare sceptra Polonos
qui modo cultor agri Crusphiciensis erat,
ob solas virtutis opes, virtutis honorem,
qua vir in exigua floruit ille casa.
Hoc orti de fonte duces regesque Poloni
duravere dies ad, Ludovice, tuos.
Compita Crusphiciae veterum, nostro estis in orbeeventu gemini nobilitata ducis:
regnum ruricolae deferri, a mure vorariregem, res aeque prodigiosa fuit.
Consumato monstruosamente da' sorci Popelo secondo, nacquero l'anno ottocento e quarantadoi nella dieta di Crusphicia molte contese per cagione dell'elezione de nuovo prencipe. Si ritrovava in questo tempo in Crusphicia un certo Pijasto, uomo simplice ma di gran virtú e bontà, al qual, mentre la dieta ancor durava, nacque un figliuolo; per il giorno de l'imposizione del nome del quale, secondo il costume del paese, apparecchiò Pijasto doi vasi di perfettissimo miele e fece amazzare un porcello per ricevere allegramente gli invitati.
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