Da' quali esempii avendo preso animo i Poloni, urtarono sí fieramente ne' Boemi che, non potendo essi a tal virtú resistere, fur forzati a cedere e a mettersi in fuga. Dopo la qual vittoria il re in Pomerania passò, e avendola tutta depredata, e prese in essa molte città e castelli, ricondusse l'esercito alla patria ricco per le molte spoglie a' nemici tolte.
Occorse dopo queste vittorie che, essendo il re andato a un convito d'un certo nobile il giorno della dedicazione d'una chiesa, e volendo per sua recreazione andare alla caccia, si trovò aver solo cento cavallieri che l'accompagnassero; con i quali mentre va cacciando, dette in una imboscata di tremila Pomerani, ne' quali il re come feroce leone fu primo ad investire, e avendone di sua mano amazzati tre accresette grandemente l'animo a' suoi. E mentre egli valorosamente combatte, fu da un Pomerano assalito, che fallò il colpo e gli amazzò il cavallo sotto. Ma essendo con prestezza aiutato da' suoi a rimettersi a cavallo, urtarono stretti insieme con tal valor negli nemici che li posero in fuga; e per un pezzo fur dal re perseguitati qual con molta fatica de' suoi fu dall'ostinata audazia di volerli ancor perseguitar ritratto. E indi vittorioso al luoco del convito insieme co' suoi fece ritorno.
Giunse fra tanto alla sua corte Borivagio, re di Boemia, chiedendo aiuto contra Sivatopolg suo nepote, che del regno privo l'aveva; e da lui fu nel regno riposto e alla Boemia dato il guasto. Dalla qual impresa speditosi, voltò l'insegne verso Pomerania, la qual avendo tutta messa a sacco, prese per forza la rocca di Bielgrad e insieme la cittade, luochi per natura e per arte fortissimi.
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