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      Ulrico, il gran mastro de' cruciferi di Prussia, mentre s'affatica per far star salda la battaglia e mentre con le parole e con i fatti tenta di fermar i suoi posti in disordine, fu con trecento suoi commendatori ucciso, e il duca stetinense e quello di Osnicia fur fatti pregioni. Morirono in questa giornata tra Pruteni e Teutoni cinquantamila soldati; ma Silvio scrive solo quarantamila.
      Ottenuta ch'ebbero i Poloni la vittoria, presero e saccheggiaron le trinciere nemiche, nelle quale fecero un grosso e ricco buttino, e avendo riportato cinquanta insegne de' nemici, a perpetua memoria d'impresa tanto segnalata nella chiesa della fortezza di Cracovia in luoco alto ed eminente le posero. Fecero i cruciferi di nuovo un altro sforzo e, avendo ottenuto aiuti da' Sassoni e dal re de' Romani Sigismondo, si mossero alla volta di Polonia, e furono da' Poloni, che di questi loro apparecchi erano stati avertiti e avevano le lor genti raccolte, animosamente incontrati. E mentre che la battaglia crudele e sanguinosa per l'ostinazione e valore degli uni e degli altri ancora dura, un certo cavalliero polono, chiamato Giovanni Misai, cacciatosi vigorosamente per mezo a' nemici, a lor dispetto sina alla insegna prencipale agiunse, e amazzato l'alfiere prese l'insegna, e attacatesela alle spalle ferendo e uccidendo si fece strada per mezo a' nemici e con l'insegna tra' suoi salvo si condusse. Persa la prencipale insegna, fur tutti cruciferi disordinati e indi posti in fuga, che da' Poloni trovati per le selve e per i campi sbandati erano messi tutti a fil di spada, onde ne perirono intorno a diecimila.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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