Onde, per vendicarsi il gran mastro di questa e altre offese, prese per forza alcune di quelle fortezze che il re in Prussia possedeva, che mosse il re a metter di nuovo sercito in campagna, e con i cruciferi affrontatosi roppe e fracassò totalmente il lor esercito, uscendoli appena il gran mastro con pochi de' suoi vivo dalle mani. E cosí finalmente spogliaro i Poloni (benché con gran difficultà) i cruciferi del possesso de tutti i luochi forti.
L'anno poi millequattrocento e sessantasei, avendo il re per forza presa la città e castello di Choynico, mosso dalle molte preghiere de diversi prencipi cristiani fece con il gran mastro e con l'ordine de' Teutoni pace e perpetua confederazione. Dal qual tempo il ducato di Pomerania e le città Michlovia e Culma fur aggiunte al regno di Polonia, per le quali i Poloni avevan co' cruciferi combattuto per il spazio di cento e ottanta anni. E Casimiro, vivendo il resto di sua vita in somma pace e quiete, con tranquillità e felicità grande de suoi popoli, del millequattrocento e nonanta a miglior vita passò; del quale rimasero sei figliuoli, Vladislao, Casimiro, Alberto, Sigismondo, Frederico e Alessandro, e sette figlie, Hedvigi, Zofia, Anna, Barbara, Elisabetta e altre due. Vladislao fu dagli Ungari dopo la morte del re Mattia di commun consenso di quel regno coronato, qual tolse anco dopo sotto la sua protezione il regno di Boemia. Alberto al padre successe nel regno di Polonia, e cavati a sorte ad Alessandro toccò il granducato di Lituania e a Sigismondo quello di Glogovia; Friderico fu assunto ai vescovadi di Cracovia e di Posnania, dopo l'anno l'ornò anco il papa della degnità cardinalesca.
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