Piacque grandemente al re questa occasione di poter ragionevolmente romper guerra al Turco e vendicare le passate offese: e posto in campagna un potentissimo esercito di Poloni, Lituani, Masoviti, Ruteni, Pruteni e Slesii, lo mosse verso Moldavia a' danni de' Turchi.
Diversi segni occorsero, per i quali poteasi facilmente prevedere l'infelice fin di questa impresa, percioché, mentre il re attende ad apparecchiare le cose a tanta guerra necessarie, li cascò sotto un generoso cavallo che egli cavalcava, appresso Leopoli di Russia, in un picciol torrente, e quantunque l'acqua fosse bassissima non si puoté aiutare che non vi lassasse la vita. E nella città di Leopoli un cavalier polono chiamato Stopsi, che da tutti era per matto conosciuto, andava tutto il giorno gridando: "I nostri vanno incontro al lor male!" Dette anco una saetta nel suo campo e amazzò un cavalliere con dodeci cavalli. Aveva al re promesso il palatino di Moldavia di mantenere il suo esercito di vittuaglie, delle cose necessarie anco a' cavalli, e il re, fidatosi delle sue false promesse, non fece quella provisione che per il campo bisognevole era; ma, giunto con le genti in Valacchia, mandò chi ricordasse al palatino di quanto aveva promesso e l'esortasse a mandar le vittuaglie e ad apparecchiarsi ad uscir seco alla guerra contra Turchi. A che rispose il mancator di fede: "Abbisi cura il re di guardarsi da' Turchi e da altri, poi che gli ha bastato l'animo de entrar con gente armata ne' luochi a me sottoposti senza mia saputa".
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